Nomi di Dominio: statistiche, speculazioni e scelte obbligate

Il nome di dominio è il nome del sito (es. shambix.com), mentre il top-level domain, abbreviato in TLD, è l’ultima parte del nome di dominio (es. .com)

Con una crescita costante del 14% annua, i Country Code Top Level Domain Names (ccTLDs) come i .cn (Cina), .de (Germania), .fr (Francia), .it (Italia) sono saliti a quota 74.4 milioni, mentre il totale assoluto dei Top Level Domain Names (TLDs) che comprendono oltre ai ccTLDs anche i generic top-level domains (gTLD) come i .com e .net e altri tipi di Level Domains meno usati, ha raggiunto i 184 milioni di nomi di dominio registrati, aggiornati a dati di fine 2009.

Ci sono più di 240 ccTLD disponibili ma i 10 ccTLDs più utilizzati formano ben il 66% del totale di domini registrati.

L’89% dei domini .com/.net, secondo VeriSign, risponde ad un sito esistente, ma solo il 65% di questi sarebbe effettivamente un sito attivo (poco più della metà), mentre circa il 24% sarebbero domini parcheggiati che fruttano profitti di variabile entità, grazie alla pubblicità online, ai relativi proprietari che li tengono in attesa di uno sventurato acquirente per venderglieli a cifre folli, oppure liberandosene non appena scaduto il canone se i profitti non sono soddisfacenti.

I .it perdono qualche posizione durante il 2009 tra i ccTLD più registrati, ma rimangono saldamente nella top 10.

La decisione di usare un nome di fantasia per un sito (e quindi il suo nome di dominio) non è sempre una scelta, a volta è l’unico modo per trovare posto nella fitta rette di domini già esistenti, siano essi realmente attivi oppure solo parcheggiati, per la gioia del mercato dei nomi di dominio, tanto vasto quanto spesso criticato.
In questo panorama di speculazione sui nomi di dominio, è diventato seriamente difficile trovare nomi contenenti parole reali, per poter costruire un sito attivo, specialmente in inglese, ma il problema è ormai diventato globale anche per la maggior parte dei ccTLD.

Esistono infatti piattaforme sul tipo di eBay basati sulla compravendita di domini o siti attivi/parcheggiati con elevato traffico ma con scopi puramente commerciali/generici; il mercato è quindi paragonabile a quello azionario, dove si compra ciò che si crede avrà un valore a breve/medio o lungo termine, e si vende ciò che ha raggiunto il suo massimo potenziale e ciò che non ha più il valore desiderato.

Ovviamente, il tutto è a scapito di tutti quelli che hanno un progetto reale e devono passare ore, giorni o settimane a trovare un dominio libero e poter finalmente costruire la propria idendità aziendale.

Questa feroce speculazione in realtà non era stata prevista inizialmente, ed una volta innescata non è più stato possibile fermarla. Si discute e dibatte continuamente sulla questione etica del mercato dei domini, ma l’ICANN, l’ente preposto alla regolamentazione tecnica e burocratica di Internet, non ha ancora svolto alcun passo verso un deciso cambio di rotta.

Non sorprendetevi quindi se i siti hanno ormai i più svariati nomi, non è solo una questione di fantasia, purtroppo spesso non c’è altra scelta.

Fonte: VeriSign